Punti chiave

🎯 Qual è l’obiettivo principale del tasso misto nei prestiti? ​

​Unire la prevedibilità del fisso con la potenziale convenienza del variabile, offrendo flessibilità a entrambe le parti.​

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​🔄 In che cosa consiste la formula “switch”? ​

​Alterna periodi a tasso fisso e variabile con finestre predeterminate in cui il mutuatario può cambiare regime.​

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​⚖️ Come opera la formula “bilanciato”? ​

​Ogni rata contiene stabilmente una quota a tasso fisso e una a tasso variabile secondo percentuali fissate alla stipula.​

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​⏳ Quali sono le durate iniziali tipiche prima del primo switch? ​

​Normalmente 2, 3, 5 o 10 anni.​

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​💸 Quali indici di riferimento si usano per le due componenti di tasso? ​

​IRS di pari durata per il fisso ed Euribor a 1, 3 o 6 mesi più spread per il variabile.​

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​🛡️ Il cambio di tasso comporta costi obbligatori? ​

​Di solito no, ma eventuali penali o spese devono essere dichiarate e incluse nel TAEG.​

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​🤔 Qual è uno svantaggio per il mutuatario? ​

​Dover monitorare i mercati e l’incertezza sull’importo futuro della rata.​

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​🚪 Cosa succede se il mutuatario non esercita l’opzione di switch? ​

​Scatta la clausola di default, di regola passando al variabile.​

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​📊 Su quale valore si basa il TAEG per i periodi variabili? ​

​Sul livello dell’indice rilevato il giorno della stipula, per trasparenza e rispetto delle norme anti-usura.​

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​💡 Quando il tasso misto è particolarmente indicato? ​

​In fasi di forte volatilità dei tassi e per piani lunghi di chi desidera flessibilità a medio termine.

Tasso misto nei prestiti: come funziona e vantaggi

Il tasso misto, nell’ambito dei prestiti, coniuga in un unico contratto fasi a tasso fisso e fasi a tasso variabile. L’obiettivo è offrire al debitore la prevedibilità del fisso e la potenziale convenienza del variabile, consentendo al creditore una migliore gestione del rischio. Le configurazioni più diffuse sono la formula “switch”, che alterna nel tempo i due regimi, e la formula “bilanciato”, che li combina stabilmente all’interno di ogni rata.

La versione switch prevede un periodo iniziale, spesso di 2, 3, 5 o 10 anni, durante il quale si applica il tasso scelto alla stipula; allo scadere scatta una finestra in cui il mutuatario può confermare il tasso in essere o passare all’altro. Il numero di switch è fissato contrattualmente e, in assenza di scelta, opera la clausola di default (di norma il variabile). Il nuovo tasso decorre dalla rata successiva e il piano di ammortamento si ricalibra automaticamente senza rinegoziazioni.

Nella formula bilanciata, ormai poco commercializzata, ogni rata contiene fin dall’inizio una quota a tasso fisso e una a tasso variabile secondo percentuali definite una volta per tutte, senza finestre di opzione.

Per la parte fissa si adopera solitamente l’IRS di durata pari al segmento considerato; per la parte variabile l’Euribor a 1, 3 o 6 mesi maggiorato di uno spread, che può differire da quello applicato al fisso. Nei passaggi di tasso la banca sostituisce il solo parametro di mercato rilevato alla data convenuta, mantenendo lo spread salvo diverso accordo. Il TEG e il TAEG devono basarsi su un piano unico che, per i periodi variabili, assume il valore dell’indice al giorno della stipula, così da rispettare la normativa anti-usura e garantire trasparenza.

La modifica del tasso è in genere gratuita; eventuali penali, spese di switch o altri oneri vanno indicati nel Foglio Informativo e inclusi nel calcolo del costo complessivo, insieme a commissioni, imposte e premi assicurativi.

Per il debitore il tasso misto permette di sfruttare eventuali ribassi iniziali del variabile e successivamente fissare la rata in caso di scenari rialzisti, o viceversa partire con il fisso e alleggerire l’esborso se i tassi scendono. Per l’intermediario rappresenta un prodotto flessibile che riduce il mismatch fra fonti di raccolta e impieghi.

Tra gli svantaggi si annoverano la perdita del vecchio tasso quando non più offerto, la necessità di monitorare i mercati, l’incertezza sull’importo futuro della rata e la scarsa disponibilità della formula bilanciata. La convenienza dipende da durata residua, struttura degli spread, aspettative sui tassi e capacità del mutuatario di assorbire variazioni di pagamento nel tempo.

Il tasso misto risulta indicato in fasi di elevata volatilità dei tassi, per piani di ammortamento lunghi e per chi desidera flessibilità a medio termine senza assumere una scelta definitiva alla stipula, o prevede di ridurre sensibilmente il debito prima dell’apertura della prima finestra di opzione.

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